Ho praticato Judo durante le scuole medie. Qualche anno più tardi ho iniziato con il Karate Contact in Mestre, sotto la guida del Maestro Gianni Rugliancich, grande atleta e campione. Sono stati periodi di intensi allenamenti e di profonda crescita. Contemporaneamente, ho frequentato una palestra attrezzata con pesi e macchine per la ricerca della forza. Entrato a far parte della Polizia di Stato (ove ancora, dopo trent’anni, presto servizio) ho studiato tecniche di difesa personale di varie scuole di pensiero, avendone, purtroppo, necessità per motivi professionali.
Per quanto riguarda il Karate nello stile Wado Ryu, sono tecnicamente “figlio” dell’ amico e Maestro Sandro Angiolini. Lo seguo ininterrottamente dai primi anni ’90, ed è stato con lui che la mia passione per le arti marziali ha assunto la forma matura. Attualmente pratico il Karate a livello amatoriale e mi considero un appassionato.
Ho conseguito il II Dan, nel 2004, con il Grande Maestro Tatsuo Suzuki. Nell’autunno 2010, ho sostenuto l’esame di IV Dan di Karate a Follonica.
Un presupposto fondamentale delle arti marziali è la crescita dell’individuo e non solo la vittoria di una competizione. Si cresce, eccome, soprattutto nella sconfitta. Nel Karate, ricordo principalmente a me stesso, alcune delle regole di base sono che “non si attacca mai per primi” e che “lo spirito del praticante è tranquillo e rivolto in ogni momento al mantenimento della pace interiore”. Inoltre, previlegiando solo l’aspetto sportivo non avrebbe senso l’ esistenza anche di maestri e di praticanti anzianissimi. Il Karate può, infatti, accompagnare il praticante per tutta la vita, anche quando questo non gareggia più.